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Striano: fabbrica di dolciumi sversava reflui industriali nel fiume Sarno

Sono pesanti le accuse mosse dalla procura di Torre Annunziata contro lo stabilimento dolciario Idav-Ambrosio che è stato sequestrato dai carabinieri. L’azienda, con sede a Striano, finisce nel mirino delle autorità per gravi reati ambientali: sversamenti illeciti di reflui industriali nel fiume Sarno, emissioni in atmosfera non autorizzate e gestione illecita dei rifiuti.

Secondo la Procura di Torre Annunziata con il supporto dell’ARPAC, Idav avrebbe sistematicamente inquinato le acque e il terreno circostante, mettendo a rischio la salute pubblica e l’ecosistema. Secondo le acquisizioni le acque risultanti dal processo di lavorazione e dal lavaggio dei piazzali, con il carico che portavano di olii, grassi, idrocarburi e polveri, che avrebbero dovuto essere trattate e depurate in maniera da abbattere i carichi inquinanti, erano sistematicamente dirottate senza alcuna precauzione  nel terreno e nel canale Rio Foce, un affluente del Sarno. Il tutto sarebbe avvenuto attraverso l’utilizzo di bypass ricavati sotto la pavimentazione dei piazzali esterni dell’azienda. Con questo sistema, accusa la Procura, Idav avrebbe immesso nelle acque e nei suoli idrocarburi, solfuri, alluminio, manganese, azoto ammoniacale in valori di concentrazione superiori ai limiti di legge e con «il pericolo di alta mortalità per gli organismi viventi».

Lo stabilimento è stato sottoposto a sequestro preventivo da parte dei carabinieri del Comando di Napoli del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, su richiesta della Procura coordinata da Nunzio Fragliasso, accolta dal giudice per le indagini preliminari di Torre Annunziata. Il provvedimento, contro il quale la società potrà ricorrere nei prossimi giorni al Tribunale del Riesame per chiederne l’annullamento, è finalizzato ad evitare il protrarsi dei reati e l’aggravamento delle conseguenze degli stessi. E’ stato richiesto dalla Procura, informano gli inquirenti, «anche in considerazione del fatto che la stessa società, in precedenza, era stata già oggetto di analogo sequestro per la violazione della normativa a tutela dell’ambiente».  

La Procura sostiene, inoltre, sulla base degli accertamenti effettuati a settembre, che Idav abbia convogliato negli scarichi abusivi anche le acque utilizzate per dilavare i residui dell’incendio divampato due mesi prima, a luglio, all’interno dello stabilimento produttivo. Sarebbero stati poi smaltiti in maniera non conforme alle norme pure i fanghi provenienti dall’impianto di depurazione aziendale. Sul versante degli illeciti edilizi si contesta, tra l’altro, «la realizzazione di una struttura in acciaio tompagnata con pannelli coibentati». Le indagini – secondo la ricostruzione della Procura di Torre Annunziata – sarebbero state ostacolate dal comportamento elusivo dell’amministratore dell’azienda, «mediante la predisposizione di ostacoli ed il mutamento artificioso dello stato dei luoghi».

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