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San Giuseppe Vesuviano, politica: botta e risposta tra Sepe e Rescigno

A San Giuseppe Vesuviano torna alta la tensione politica. Il sindaco Michele Sepe, eletto dopo l’ultimo scioglimento per infiltrazioni camorristiche, ha denunciato pubblicamente un presunto attacco politico nei confronti della sua amministrazione, puntando il dito contro una campagna di esposti anonimi e contro l’operato della presidente della Commissione Anticamorra della Regione Campania, l’on. Carmela Rescigno (Lega). La miccia è esplosa con un video-messaggio istituzionale diffuso dallo stesso Sepe, in cui il primo cittadino denuncia un clima avvelenato da insinuazioni senza fondamento, con l’obiettivo – secondo lui – di ostacolare l’azione amministrativa e alimentare il sospetto su un comune già segnato da un passato pesante, ben tre scioglimenti per mafia (1993, 2009, 2022). L’ultimo risale a poco più di due anni fa, quando l’amministrazione guidata da Agostino Catapano fu commissariata per gravi infiltrazioni camorristiche, sulla base della relazione della Commissione d’accesso trasmessa al Ministero dell’Interno.

Nel suo messaggio, Sepe respinge le accuse relative alla gestione del Piano Urbanistico Comunale (PUC), sottolineando come il piano sia stato approvato non dalla sua giunta, ma dalla commissione straordinaria insediata proprio dopo lo scioglimento del Comune. Da qui, la sua denuncia di una “strumentalizzazione istituzionale” e l’appello alla magistratura affinché accerti l’origine e le reali finalità degli attacchi.

Ma la presidente Rescigno ha replicato duramente. In una nota ufficiale, ha definito il comportamento del sindaco «eccessivo, fuori luogo e improprio», precisando che l’operato della Commissione Anticamorra si è svolto esclusivamente in forma riservata e in interlocuzione con i vertici burocratici del Comune, non con l’amministrazione in carica. «Non so in che modo Sepe abbia avuto accesso a informazioni riservate – scrive Rescigno – né perché ritenga che il nostro operato sia legato alla sua gestione politica».

Rescigno ha inoltre diffidato formalmente il sindaco per le dichiarazioni rilasciate nel video, accusandolo di averle attribuito intenti persecutori e politici, e ha annunciato di aver presentato querela all’autorità giudiziaria per “affermazioni gravemente diffamatorie”. Ha anche confermato di aver chiesto al Prefetto di Napoli e al Ministero dell’Interno l’invio di una nuova commissione d’accesso, ipotizzando perfino un ulteriore scioglimento dell’ente.

A rendere ancora più teso il clima, la pioggia di esposti anonimi indirizzati al Comune: sono ormai centinaia, alcuni dei quali riguardano anche i familiari del sindaco, tra cui la moglie, raggiunta direttamente sul posto di lavoro.

Nonostante ciò, Sepe non arretra e rivendica la legittimità e la trasparenza del proprio operato: «Non ho scheletri nell’armadio. Andremo avanti con determinazione per risanare un territorio fragile, migliorare la qualità della vita dei cittadini e restituire fiducia nelle istituzioni. Non permetteremo che il passato si ripeta».

Il caso di San Giuseppe Vesuviano, intanto, torna a far discutere a livello regionale e nazionale, riproponendo il delicato tema del rapporto tra legalità, politica locale e giustizia. Il rischio è che il dibattito, invece di rafforzare la fiducia dei cittadini, contribuisca ad alimentare un clima di incertezza e sfiducia verso le istituzioni.

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