Rapporto Istat: Campania ancora con trend negativi, giù occupazione giovanile e scuole
Che non fosse un paese per giovani lo sottolinea anche il rapporto annuale dell’Istat che nel 2022 segna in Campania il 75% dei 18-34enni residenti ancora con mamma e papà. Primato assoluto a livello nazionale condiviso con la Puglia.
Restano a casa perché non riescono ad avere un lavoro dignitoso che consenta di mantenere una casa, una famiglia. E infatti l’Istat insiste sulla debolezza del mercato del lavoro nelle regioni del Sud, che nel 2023 registrano un tasso di occupati pari al 48,2%, contro una media europea del 70,4%.
Si va avanti a contratti a tempo determinato, con un rischio di povertà che raddoppia, secondo i dati Istat, se si lavora part-time o con un lavoro autonomo. Scarsa anche la formazione per i giovani del mezzogiorno. La quota infatti di coloro che non si formano e non lavorano incide soprattutto al sud (29,2% contro il valore nazionale del 18,1%).
Prendendo, poi, a riferimento la classe di età 15-64 anni, coloro che risiedono al Sud presentano una probabilità oltre quattro volte più elevata di essere forza di lavoro inutilizzata rispetto al Nord, un dato che vale in particolare per le donne.
Nel rapporto annuale anche un capitolo sulla qualità dei servizi offerti al Sud. La fuga dalle regioni del Sud dipende anche dalla qualità dei servizi offerti sul territorio, a partire dalla sanità: la Campania registra un grado di diffusione territoriale delle strutture ospedaliere al di sotto della media nazionale.
Va meglio a Napoli, che al pari di altre Città metropolitane registra una maggiore concentrazione rispetto ai territori interni.
Per quanto riguarda l’accesso agli istituti scolastici i residenti in Campania insieme ai calabresi sono tra i più penalizzati: solo il 25,7% dei 5.856 edifici scolastici presenta un grado di raggiungibilità «molto buona»; per il 47,9 la raggiungibilità è «critica», mentre una scuola su cinque la si raggiunge solo tramite mezzi privati. Dal rapporto emerge inoltre che si posticipano anche la nuzialità e la procreazione. E questo nel 2023 ha fatto registrare l’ennesimo minimo storico in termini di nascite.