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Pompei in Corea – Seconda tappa per la mostra a Ulsan

Secondo appuntamento in Corea, a Ulsan, per la Mostra Pompeii: culture of the ancient roman city”, in programma fino al 30 giugno 2015, dopo la prima tappa di Seul che ha registrato un vero successo in termini di presenze, oltre 200 mila visitatori in 5 mesi, ma soprattutto di gradimento e stupore da parte del pubblico orientale.

 

In esposizione quasi 300 reperti provenienti dai siti archeologici di Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis, Boscoreale e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Dalle numerose sculture che un tempo adornavano i giardini e gli ambienti di rappresentanza delle ricche domus, ai calchi delle vittime dell’eruzione, alle pareti affrescate, agli utensili e oggetti che testimoniano il lussuoso stile di vita degli abitanti della città. Pareti originali che per la loro eccezionale fattura, l’eleganza e la vivacità dei colori sono state credute riproduzioni da visitatori impressionati e increduli.

 

La mostra è una grande occasione per far conoscere una parte importante della storia della città antica di Pompei, dei suoi usi e costumi, in una terra geograficamente e culturalmente diversa dalla nostra –  dichiara il Soprintendente Massimo Osanna – Pompei per cultura e tradizione appartiene al mondo occidentale, ma è storia e patrimonio dell’umanità, nei suoi aspetti drammatici che hanno visto la tragedia di uomini e donne travolti dalla furia dell’eruzione del Vesuvio e nei suoi aspetti storico-scientifici che ci hanno consentito di ricostruire una parte considerevole delle vicende del mondo romano e della vita quotidiana dell’epoca.

Portare Pompei e i suoi reperti fuori dai confini dell’Italia e dell’Europa è per la Soprintendenza di Pompei un obiettivo fondamentale di valorizzazione e di diffusione della cultura a livello internazionale e ci consente di portare a compimento la nostra politica, avvalorata dai positivi flussi turistici, di rendere ovunque e a chiunque fruibile questo straordinario e unico tesoro che la storia ci ha consegnato.”

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