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POMIGLIANO D’ARCO – IMPIANTO COMPOSTAGGIO: IL TAR DICE SI ALLA REALIZZAZIONE DELLA STRUTTURA

Nonostante la collocazione dell’impianto, lontano dal centro abitato, in una zona direttamente collegata ad una strada a scorrimento veloce, insorsero gli ambientalisti che presentarono ricorso al tribunale amministrativo della Campania per per bloccare i lavori dell’impianto comunale di compostaggio dei rifiuti organici, a Pomigliano.

Il comitato ambientalista Laudato Si dovrà però fare un passo indietro perché la V sezione del Tar Campania con ordinanza firmata dal presidente Maria Abbruzzese ha stabilito che non sussiste, al momento, nessun pericolo derivante dalle attività dell’impianto e che quindi si può procedere ai lavori di realizzazione della struttura.

L’impianto in via Passatelli, sulla strada provinciale che conduce ad Acerra, servirà a trasformare la materia organica in compost, senza cattivi odori, senza combustione dei rifiuti organici, senza aumento delle polveri sottili. La possibilità adottata ormai da molte città europee di concepire il rifiuto organico come una ricchezza, non solo fetida spazzatura ma attraverso un processo di trasformazione altamente innovativo e di qualità risorsa utilizzata come fertilizzante e come materia prima sostenibile per la produzione di energia pulita.

Ma gli ambientalisti non si fermano e annunciano il ricorso al Consiglio di Stato». Soddisfatti il vice presidente della regione Fulvio Bonavitacola e il sindaco di Pomigliano, Raffaele Russo che hanno confermato la validità del sito che porterà una ulteriore notevole riduzione dei costi del servizio di raccolta rifiuti per la collettività. Quella di Pomigliano D’Arco è la prima di 15 strutture analoghe selezionate dalla Regione. L’impianto comunale di compostaggio dei rifiuti organici tratterà 24mila tonnellate all’anno di scarti da trasformare in fertilizzante agricolo,18.000 tonnellate annue per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata e 6.000 per il trattamento della frazione verde e della ramaglia. Questo vuol dire che a regime l’impianto potrà trattare la frazione organica prodotta da una comunità di circa 100.000 abitanti.

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