Pomigliano D’Arco: concussione e metodo mafioso per il sindaco Russo, pressioni al “re delle cliniche”
Una telefonata partita dal Municipio di Pomigliano potrebbe costare carissima al sindaco Raffaele Russo. Un colloquio, avvenuto in viva voce durante un incontro ufficiale con sindacalisti e lavoratori, è ora al centro di un’indagine giudiziaria che coinvolge due procure e scuote dalle fondamenta l’amministrazione comunale.
Il sindaco di Pomigliano D’Arco Raffaele Russo è ufficialmente indagato per concussione e per minacce aggravate dal metodo mafioso in due procedimenti distinti, aperti rispettivamente dalla Procura di Nola e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Un’indagine che apre scenari delicatissimi a livello giudiziario e politico, in un quadro già abbastanza serio, con una commissione di accesso ormai da mesi al comune.
Secondo i magistrati, Russo avrebbe esercitato indebite pressioni definite “concussive” sull’imprenditore Aldo Patriciello, europarlamentare della Lega e patron del gruppo sanitario Neuromed, per convincerlo a revocare alcuni licenziamenti nella clinica San Felice di Pomigliano. A marzo, durante un incontro pubblico in Municipio, alla presenza di sindacalisti, assessori e lavoratori, il sindaco avrebbe effettuato una telefonata in viva voce a Patriciello. Una conversazione, in apparenza un atto di mediazione, è invece finita sotto la lente dei magistrati, che vi hanno visto un abuso di potere.
Ma non è tutto. Secondo quanto trapelato, Russo risulta già iscritto al registro degli indagati in un altro filone d’inchiesta, questa volta per minacce aggravate dal metodo mafioso, sempre nei confronti di Patriciello. È per questo che alla Procura di Nola si affianca ora la DDA di Napoli: i reati ipotizzati non riguardano soltanto un uso improprio dell’autorità istituzionale, ma sfiorano l’area oscura delle intimidazioni tipiche della criminalità organizzata.
Nei giorni scorsi Russo è stato ascoltato per ore dal sostituto procuratore antimafia Henry John Woodcock e dalla pm della procura nolana Francesca Paola Colonna Romano. Entrambi hanno incalzato il sindaco sulle circostanze dell’episodio e sui contatti con l’imprenditore molisano. E mentre i riflettori giudiziari si accendono, gli inquirenti scavano tra intercettazioni telefoniche, incontri e testimonianze chiave. Tra queste, quella dell’ex comandante della polizia municipale di Pomigliano, Emiliano Nacar ora a capo del comando di Marigliano, che avrebbe delineato un quadro ancora più preciso della catena di eventi.
La difesa del sindaco, affidata all’avvocato Gian Mario Sposito, punta a sgonfiare il caso. «Il sindaco è intervenuto solo a seguito di ripetute sollecitazioni del sindacato CISL, ha dichiarato il legale, istituendo un tavolo di confronto alla presenza di molteplici figure istituzionali. Durante quell’incontro ha effettuato una telefonata in viva voce, come richiesto, e ha già fornito ogni chiarimento utile ai magistrati». Riguardo all’aggravante mafiosa, Sposito getta acqua sul fuoco: «Esiste una precedente iscrizione, ma si tratta di fatti collegati alla vicenda principale. Parliamo in sostanza di un’unica ipotesi di concussione».
Eppure il clima è quello di una bufera. A far discutere non è solo il contenuto delle accuse, ma anche la decisione dello stesso Russo di anticipare tutti e comunicare alla stampa, tramite l’agenzia ANSA, la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. Sulla vicenda si è espressa Valeria Ciarambino, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, parla di un’indagine pesante che conferma quanto sia urgente un cambio di rotta. “Pomigliano, ha dichiarato la Ciarambino, non può più tollerare amministratori che sempre più si dimostrano incapaci di governare nell’interesse della città, con trasparenza e responsabilità”.