Palma Campania: 13 arresti, sgominato clan Fabbrocino
Palma Campania, cuore oscuro del clan Fabbrocino. Il boss Mario Fabbrocino, alias “Maruzz”, era molto più di un semplice capomafia. Nel suo ufficio al cimitero, un luogo macabro quanto simbolico, fungeva da arbitro, confidente e, a volte, esecutore di losche richieste.
E’ quello che emerge dai dati dell’inchiesta che all’alba ha portato all’arresto di 13 persone. Sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna a fermare l’organizzazione criminale, da sempre saldamente radicata a Palma Campania e nei comuni limitrofi. L’operazione, condotta su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa agli indagati di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Indagine lunga e meticolosa, che riporta le immagini di cittadini disperati, alle prese con problemi familiari, economici o legali, che si rivolgevano al boss come a un’ultima spiaggia. Le loro richieste, intercettate dalle forze dell’ordine, rivelano un quadro inquietante: da semplici mediazioni a minacce di morte, passando per richieste di “faccende” da svolgere. Gli affiliati, attraverso l’uso della violenza e di minacce, esercitavano un controllo ferreo sul territorio, imponendo agli imprenditori locali il pagamento di tangenti in cambio di una “protezione” che, in realtà, si traduceva in una costante sottomissione. Le vittime, spaventate e intimorite, erano costrette ad accettare le richieste estorsive per poter continuare a svolgere la propria attività.
Nei fascicoli la richiesta ad esempio di un uomo che chiese esplicitamente a Fabbrocino di far “scomparire” figlio e genero, offrendo anche un compenso per l’ orribile crimine. E poi la risposta del boss, che con la una fredda calma, promette invece di “ramanzarli”, dimostrando come il confine tra “giustizia” mafiosa e omicidio sia labile e spesso superato.