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Nola – Via Feudo, il TAR accoglie la sospensiva: si decide a marzo 2023

30 marzo 2023. Questa la data fissata dalla seconda sezione del Tribunale Amministrativo Regionale di Napoli per entrare nel merito della questione e dirimere sul permesso di costruire rilasciato per la realizzazione del nuovo plesso residenziale di via Feudo.

Una storia travagliata per il fabbricato, attenzionato prima dalla Procura della Repubblica di Nola, subendo poi la revoca del PdC da parte dell’Ufficio Tecnico del Comune di Nola il mese scorso, che aveva rilevato diversi profili di illegittimità all’interno del permesso, rendendosi così necessario fare un passo indietro.

Decisione dura, subito impugnata davanti al Giudice Amministrativo dalla società costruttrice, che non solo riteneva legittima la scelta di rilasciare il PDC, ma lamentava anche l’intempestività della misura, visto lo stato avanzato dei lavori insistenti sulla struttura.

Stato delle cose talmente intricato da rendersi necessario per il TAR dover procedere innanzitutto a sospendere l’iter avviato dall’ufficio dell’architetto Rosa Pascarella, bloccando gli effetti della revoca. Poi toccherà alla discussione nel merito dettagliare sul futuro e destino dell’opera.

Resta però significativo come il futuro urbanistico della città di Nola ormai incroci il suo destino con le pronunce della giustizia. Un’incapacità atavica degli amministratori e della politica, che negli ultimi anni, pur avendo a disposizione importanti strumenti per la riedizione e il ripensamento delle città, invece di guardare alle direttrici globali dello sviluppo sostenibile e della riqualificazione, a difesa degli interessi generali dei tessuti urbani, hanno invece consentito una cementificazione a tutto spiano a vantaggio dei privati.

Ed al danno, la beffa: l’ipertrofia giurisdizionale dell’ultimo anno ha finito con il mettere nelle mani dei giudici amministrativi, continuamente aditi dal pubblico e dal privato, le programmazioni urbanistiche della città. Scelta assurda, dato che il sindacato del TAR guarda al mero rispetto della legge, com’è giusto che sia, e non può e non deve occuparsi della programmazione dei territori, competenza esclusiva delle amministrazioni locali.

Un vuoto pesante, che mortifica la città, degradandola a mero oggetto dell’attività speculativa dei privati interessi. Qualunque sia il risultato prodotto da questa nuova pronuncia dei giudici, invertire questo trend, sarà difficilissimo. L’ente di Piazza Duomo sta provando a correggere gli errori del passato, lo dimostrano i tanti annullamenti di questo primo scorcio sotto la gestione Buonauro, o l’avvio pressoché immediato della redazione del nuovo PUC, ma le decisioni del TAR saranno brutte gatte da pelare nelle sperequazioni che, naturalmente, nasceranno tra i privati.

Complicato, ma non impossibile: tenere la barra dritta e proseguire con il percorso di riqualificazione tramite opere pubbliche come Piazza d’Armi potrebbero essere il punto d’inizio, giusto viatico per recuperare velocemente terreno rispetto a tabelle di marcia storicamente datate.

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