Nola – Università, tiene banco la questione sede
Tiene banco a Nola la discussione sul ritorno dell’Università “Parthenope” in città, con politica, addetti ai lavori e attivismo cittadino pronti ad indagare sulle opportunità offerte dalla ritrovata presenza dell’ateneo napoletano nella città di Bruno.
Ma se la riattivazione dei corsi di laurea è cosa salutata con favore dall’intera città, pronta a coglierne i frutti in termini sociali, culturali ed economici, a far ancora discutere è la collocazione della nuova sede dell’Ateneo.
Quest’ultima com’è noto dovrebbe esser prevista in un edificio di nuova costruzione, che dovrebbe sorgere su di un lotto, individuato previa manifestazione d’interesse della “Parthenope”, compreso tra via Madonna delle Grazie e via Stella.
Una scelta che ha fatto nascere più di qualche dubbio, non solo in città, ma anche all’interno della governance dell’Ateneo partenopeo, con in prima linea il professor Federico Alvino, già preside della facoltà bruniana di Giurispudenza, e attuale componente del Senato accademico della “Parthenope. A preoccupare sono principalmente i vincoli urbanistici ricadenti sul lotto individuato dall’Università.
Lacci burocratici ed amministrativi che potrebbero creare più di qualche grattacapo e soprattutto essere intempestivi rispetto i tempi stabiliti dall’Ateneo, 24 mesi, che già sono iniziati a decorrere, nell’effettuare un investimento che dovrebbe valere a completamento dei lavori circa 10 milioni di euro.
Una scelta, quella di via Madonne delle Grazie, che evidentemente non ha lasciato perplesso solo Alvino, ma anche i comitati civici che sono andati formandosi in città nelle scorse settimane, che oltre a condividere i dubbi sollevati sotto il profilo urbanistico, non condividono la scelta di collocare la nuova sede lontana dal centro storico, bisognoso di un’opera di spessore per avviare una più ampia azione di rilancio.
E la scelta più logica sembrerebbe ricadere sulla struttura della caserma Cesare Battisti, già interessata nell’aprile 2016 da una variante urbanistica approvata in sede di Consiglio Comunale durante l’epoca Biancardi, che decretò il transito da zona H a zona G2, producendo così la necessaria idoneità burocratico-amministrativa per accogliere strutture di interesse collettivo, come appunto l’Università.
Sembrerebbe tutto scontato, ed invece a pendere sul Quarantotto ci sarebbe una sorta di “prelazione” del Ministero della Giustizia, che avrebbe chiesto all’Agenzia del Demanio la disponibilità dell’intera struttura, che si estende per circa 32mila metri quadri, per renderla deposito di atti giudiziari.
Nulla di definitivo, anzi. Secondo Alvino potrebbero esserci i giusti spazi di manovra per superare quest’impasse, ricavabili soltanto con un forte impegno istituzionale della classe dirigente locale e nazionale.