Politica

Nola – “Mandatopoli”, la quiete prima della tempesta

Silenzio e bisbigli, in un clima surreale è ripresa l’attività amministrativa al comune di Nola, dopo il rientro dalle ferie di tutto il personale. Un comune da sempre chiassoso, vivo, e allegro, che dopo il terremoto estivo, che ha scosso le fondamenta del palazzo di città, e divenuto silenzioso nello svolgere il quotidiano lavoro, commentando sottovoce quanto accaduto e alimentando timori sulle possibili conseguenze. Resta chiuso l’ufficio ragioneria, corpo di reato di una inchiesta che ha tolto il coperchio da una pentola in ebollizione, che potrebbe scottare numerose persone. I dipendenti restano ancora in attesa di una nuova collocazione, mentre il segretario generale Montazzoli sarà chiamato a riorganizzare gli uffici attraverso il movimento interno dei dipendenti.

Questa mattina in Procura il sindaco Biancardi ha avuto un incontro con il procuratore capo Mancuso, per essere informato dei possibili futuri sviluppi di una indagine, che rischia di infangare l’operato degli uffici amministrativi, da sempre il tallone di Achille di ogni amministrazione. Ogni qualvolta sindaci e assessori avrebbero tentato di alterare gli equilibri interni, provando a cambiare dirigenti e responsabili, si sono ritrovati a dover combattere con un muro di gomma che ha reso vano ogni azione di rinnovamento.

Biancardi e la sua giunta hanno sempre preteso che il pagamento di servizi e lavori, doveva avvenire solo sulla certezza della copertura economica, per evitare i fastidiosissimi e antieconomici debiti fuori bilancio.

Ma in questa brutta vicenda denominata “mandatopoli”,  tanti potrebbero essere i responsabili: dai dipendenti, ai dirigenti, dai revisori dei conti, alla politica. Elementi di un filiera di lavoro e di controllo che non avrebbe funzionato al meglio, lasciando margine d’azione a chi voleva andare contro le regole o attraverso le regole imposte dal sistema. Infatti qualche dipendente avrebbe emesso mandati di pagamento, non rispettando la cronologia delle fatture, subendo pressioni dai diretti superiori o di qualche politico. Un modus operandi che è arrivato al termine e che ha generato riscontri probatori che potrebbero, da lunedì prossimo, far conoscere i nomi degli indagati e le relative misure cautelari che la magistratura di palazzo Orsini riterrà opportuno emettere.

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