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Nola, Gigli: respinto il ricorso sul Bettoliere – Il TAR blocca i firmatari: “Anche i non assegnatari devono aspettare i 10 anni di rotazione”

Ancora il TAR, ancora i Gigli sotto la sferza del giudice amministrativo. Pubblicata in mattinata la sentenza dell’impugnativa proposta contro l’assegnazione del Giglio del Bettoliere 2024.

Nulla cambia: l’obelisco resta in capo all’attuale assegnatario Nicola Meo. Respinto il ricorso proposto dai legali di Carmela Montanino, esclusa dalla procedura dalla Fondazione Festa dei Gigli perchè già assegnataria negli scorsi 10 anni.

Giudice che non ha condiviso le obiezioni di quest’ultima, che sottolineava incongruenze nelle procedure tenute dall’Ente ed un possibile conflitto d’interesse con l’ex componente del CDA, Massimo Scala, evidenziando un’inopportunità politica e professionale in capo a quest’ultimo. Motivi insussistenti per la Sezione Terza del tribunale amministrativo, e nel caso di Scala questi non ha né partecipato alla deliberazione sull’assegnazione del Giglio del Bettoliere, così come da verbale del 25 luglio scorso, né praticato atti o fatti che abbiano potuto influenzare la valutazione delle domande pervenute.

Ma il punto realmente interessante del dispositivo riguarda proprio la presentazione della domanda da parte della Montanino. La ricorrente, per il giudice, non sarebbe potuta comunque diventare assegnataria, poichè aveva già fatto richiesta nel 2016. Il TAR dunque statuisce un nuovo principio per la kermesse: per i firmatari non sarebbe più possibile partecipare ad una nuova assegnazione qualora abbiano nei 10 anni precedenti anche solo presentato domanda per ricevere un Giglio.

La sentenza di fatto stravolge una dinamica delicata della Festa nolana, probabilmente anche un modo elegante per disincentivare l’approdo al TAR delle questioni giglianti. Sicuramente una scure sulla ricerca del miglior rappresentante di categoria, un “calciomercato giglistico” fenomeno negli ultimi anni alla deriva che, numeri alla mano, non ha fatto che alimentare il ricorso alla Giustizia Amministrativa.

Dall’altro però crea un problema non trascurabile: ad oggi non potrebbero più presentare domanda i firmatari che dal 2015 avrebbero partecipato alle procedure d’assegnazione, menomando, e praticamente quasi azzerando, un mercato che nel corso degli anni è diventato già scarno per cause contingenti, come l’anzianità dei maestri di categoria.

Un rompicapo di non poco conto per la Fondazione, già alle prese da tempo con la rivisitazione del Regolamento, che già aveva subito qualche ritocco prima dell’assegnazione 2024.

A spanne, sembra che bisognerà scegliere tra l’introduzione di un nuovo paletto, che irrigidisca le procedure di affidamento del Giglio, sanando le criticità emerse soprattutto in quest’ultima assegnazione a vario titolo, vedi il caso Fabbro e la questione anni di contribuzione, o allargare le maglie tra gli elenchi delle Corporazioni, magari includendo le “nuove arti”, quei mestieri nati con il progresso tecnologico.

Al limite, introdurre un nuovo metodo di valutazione delle domande che possa dare margine di manovra alla stessa Fondazione, ma resta da capire quale possa essere, e soprattutto in che termini possa muoversi un Ente già costantemente messo sotto tiro dalla fitta sassaiola dell’opinione pubblica.

Inoltre, il tempo è come sempre tiranno: tra meno di 3 mesi già partiranno le richieste per l’assegnazione 2025. Non poco, ma nemmeno moltissimo. E far presto diventa così già l’imperativo.

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