Nola – Festa di S.Paolino: messaggio del vescovo Depalma, “Ripartire dagli ultimi per costruire la società”
“Chissà cosa penserebbe Paolino se fosse oggi un cittadino europeo, italiano, nolano…”. Questo l’inizio del messaggio che quest’anno il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, ha indirizzato alla Chiesa di Nola in occasione della memoria liturgica di San Paolino. Un incipit frutto dell’amarezza dei tempi che viviamo, caratterizzati da una diffusa disumanità, da un difuso desiderio di alzare muri per tutelare la propria sicurezza o forse evitare di peggiorare la propria insicurezza: muri verso l’altro, muri contro l’altro del quale si fatica a riconoscere l’uguale umana identità.
Cosa direbbe Paolino? Di sicuro ci indicherebbe il Vangelo, ci indicherebbe il Signore, per ricordarci che siamo chiamati ad essere, sottolinea il vescovo Depalma, “costruttori di ponti e non di muri,… artefici della libertà altrui e non complici di nuove terribili schiavitù”, ci ricorderebbe – pensando per esempio al passo del vangelo di Marco che leggiamo in questa XII domenica del tempo ordinario – che nella tempesta la soluzione non è buttare a mare chi è sulla barca con noi, che nella tempesta, se guardo l’altro vi scorgo le mie stesse paure, che nella tempesta, se so dov’è il mio cuore, le alte onde smetteranno di far terrore.
“Tutte le città della nostra diocesi – continua padre Beniamino – si sentano interpellate dal grido di dolore che giunge dal Mediterraneo, e sappiano essere da esempio ad un Occidente che appare ottenebrato dalle logiche del facile consenso politico e insensibile alle ragioni dell’umano”: un umano già in troppe occasioni messo da parte, dimenticato, calpestato. “San Paolino – conclude – ci aiuti a non cadere nelle trappole della demagogia e del populismo, degli slogan che mirano solo a infondere paura e pregiudizio. Illumini i cuori degli amministratori e dei politici, perché vedano nei volti degli stranieri non un ingombro ma un impegno di civiltà. Risvegli la coscienza delle famiglie, degli adulti e dei giovani, perché ciascuno comprenda di poter diventare vero uomo solo sentendosi parte della grande famiglia umana”.