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Nola – Le difficoltà del bilancio riequilibrato, dubbi sulla tenuta delle casse comunali

Mancate entrate e personale non collaborativo le principali zavorre, Minieri pronto all'aut-aut

Un tasto dolente, la questione bilancio stabilmente riequilibrato per il Comune di Nola. Dopo i rilievi e le integrazioni richieste dal Ministero dell’Interno, e la conseguente produzione da parte degli uffici comunali, la querelle non sembra riuscire a trovare soluzione.

Ad inasprire i caratteri già dolenti della questione, che si inserisce nel delicato quadro della dichiarazione di dissesto finanziario dell’Ente di Piazza Duomo, una serie di comunicazioni da parte degli organi dirigenziali, arrivati sulla scrivania del sindaco, Gaetano Minieri, e  all’indirizzo della Procura della Repubblica di Nola.

Punto di partenza la relazione prodotta dal dirigente del settore finanziario Salvatore Fattore e dell’assessore al bilancio Francesca Giglio, riguardante lo stato del bilancio stabilmente riequilibrato, la cui approvazione è ancora al vaglio del Ministero. Il documento tratteggia cupi scenari riguardo le ipotesi di tenuta finanziaria del comune di Nola, messa a rischio principalmente per due fattori, le mancate riscossioni tributarie e la mancata collaboratività da parte di molti dipendenti comunali.

Mancati introiti derivanti dalla riscossione dei tributi di cittadini ed imprese, con dito puntato soprattutto verso le insolvenze tributarie che il CIS-Interporto ha nei confronti del comune di Nola, pari a circa 9 milioni di euro per la TARI relativa al solo 2020. Una “sacca di evasione” generale, che unita all’incapacità degli uffici nel richiedere le somme dovute ai contribuenti, condannerebbe l’Ente a non poter mai raggiungere l’obiettivo del risanamento di bilancio.

Elementi destabilizzanti sintetizzati chiaramente non solo dal settore finanziario del Comune, ma evidenziati anche nella nota a firma della segretaria comunale, Enza Fontana, dove si palesano ancor più chiaramente le mancanze organizzative dell’Ente di Piazza Duomo, un “dissesto organizzativo” prodromico a quello finanziario. Nel documento, indirizzato anche alla Procura della Repubblica di Nola, vengono stigmatizzate carenze e comportamenti della pianta organica comunale, che secondo il giudizio della dottoressa Fontana avrebbe bisogno di una radicale rigenerazione, immettendo professionalità “competenti e motivate”.

Significativi a tal proposito i passaggi dove la segretaria fa riferimento ai giudizi pendenti sui 63 dipendenti coinvolti nello scandalo dei “furbetti del cartellino”, o dove viene sottolineata la prassi consolidata della nomina “politica” del dirigente al settore tecnico con procedure ex art.110, ma soprattutto la possibile “esistenza di rapporti di protezione” su cui pensano di far affidamento i dipendenti, tacendo però di specificare chi custodisca i custodi.

Una situazione gestionale e finanziaria ai limiti del paradossale e dell’incredibile, che di fatto paralizza l’Ente nella sua operatività ordinaria, impedendo a quest’ultimo di raggiungere gli obiettivi minimi prefissi ai dirigenti di settore. E si ritorna al punto di partenza, cioè alla dichiarazione di dissesto finanziario, figlia di un modo errato di intendere e gestire la cosa pubblica, secondo le relazioni prodotte. Un malcostume che si sarebbe consolidato negli anni, incancrenendo gli uffici di Palazzo di Città.

In tutto ciò, la parte politica, sindaco Minieri in primis, ha pochi margini di manovra, stretta nella doppia morsa della dichiarazione di dissesto e dallo sforamento del patto di stabilità, altro elemento che ha impedito l’assunzione di nuovo personale. I continui solleciti alla collaborazione da parte del primo cittadino sembrano puntualmente cadere nel vuoto.

Con l’ultima comunicazione interna, Minieri sembra voler dare l’aut-aut: o si cambia registro e si raggiungono gli obiettivi fissati dal bilancio riequilibrato, o l’Ente di piazza Duomo sarà pronto a far valere i suoi diritti nelle sedi competenti quale giusta causa di licenziamento. Ora non resta che aspettare.

 

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