Napoli: sciopero magistrati Gratteri: «Rischiamo il pm sotto l’esecutivo» in 300 per dire no alla separazione delle carriere
Il vociare è intenso nella biblioteca Tartaglione del Nuovo Palazzo di Giustizia, mentre negli uffici c’è silenzio, sono tutti vuoti, in un gesto carico di significato che va oltre la semplice manifestazione. Magistrati uniti dalla protesta, per il dissenso verso la riforma firmata dal ministro Nordio. Il loro è un grido di allerta per la salvaguardia di un principio fondamentale: l’indipendenza della giustizia.
La riforma in discussione, secondo i magistrati, non è un’opportunità di progresso, ma piuttosto un attacco diretto a quel baluardo che tutela i diritti dei cittadini. I magistrati temono che modifiche alle procedure di nomina e valutazione possano trasformarli in strumenti al servizio di interessi politici, minando così la loro imparzialità e autonomia. Una riforma che sottende a qualcos’altro come spiega il procuratore Gratteri, che al contempo di essere favorevole al sorteggio dei componenti del Csm.
«Non riteniamo sia proporzionato – ha spiegato Gratteri – dover toccare la Costituzione per quattro magistrati che ogni anno da pm chiedono di diventare giudici. Mi pare sia qualcosa di davvero sproporzionato e quindi per noi è normale, e ovvio che questa riforma sottenda a qualcos’altro». Il timore che il pm finisca assoggettato al controllo dell’esecutivo, secondo Gratteri, è dunque reale: «I problemi della giustizia sono altri, così come le emergenze, non certo la separazione delle carriere».
La riforma della giustizia firmata dal guardasigilli Carlo Nordio rischia di rendere l’accesso alla giustizia un privilegio per pochi, complicando ulteriormente le già intricate procedure legali. «La nostra più grande preoccupazione è che questa rifor ma si traduca in un assoggettamento dei pubblici ministeri all’esecutivo», spiega presidente dell’Anm Napoli Cristina Curatoli «In quasi tutti sistemi giudiziari diversi dal nostro che hanno aderito alla separazione delle carriere questa è stata la conseguenza che si è determinata. Del resto in qualche modo, che ci fosse qualche dubbio, lo dimostra il fatto che in qualche modo, esponenti politici, in presenza di provvedimenti giudiziari che li riguardino, subito affermano che bisogna correre verso la riforma. Questo in qualche modo ci restituisce il senso finale della riforma costituzionale»
Le modalità di valutazione proposte, invece di promuovere la crescita e il miglioramento, secondo i magistrati rischiano di instaurare una cultura del timore, dove ci troverebbe ad operare sotto pressione, privi della serenità necessaria per svolgere il proprio compito. Nell’affollata sala anche la presenza del costituzionalista Massimo Villone e dello scrittore Maurizio De Giovanni.