Napoli: rapina al calciatore Neres, tre arresti
Gli arresti di questa mattina arrivano grazie alle telecamere di videosorveglianza e intercettazioni, arrivando così a ricostruire la dinamica della rapina e all’identificazione dei criminali coinvolti. A settembre scorso la rapina al calciatore del Napoli David Neres che scosse non solo l’attaccante ma tutto il mondo del calcio, sollevando dubbi sulla sicurezza dei personaggi pubblici a Napoli.
A distanza di due mesi dall’accaduto, le indagini hanno portato all’arresto di tre uomini, Gianluca Cuomo, Giuseppe Vitale e Giuseppe Vecchione, tutti provenienti dal rione Lauro di Fuorigrotta, zona nota per la sua complessità sociale.
La dinamica della rapina, così come ricostruito, era ben pianificata. Neres, a bordo di un minivan al termine della partita Napoli-Parma, viene avvicinato da un rapinatore armato su uno scooter, che rompe il vetro del veicolo bloccato nel traffico. Sotto la minaccia di una pistola, il calciatore cede il suo prezioso orologio Patek Philippe, dal valore di oltre 100.000 euro. Ma ciò che ha reso questa rapina particolarmente interessante è stata la pianificazione meticolosa e l’uso strategico della tecnologia.
Le indagini hanno fatto ampio uso di sistemi di videosorveglianza, che hanno catturato i momenti cruciali del colpo e hanno consentito ai carabinieri di tracciare il percorso di fuga degli arrestati. Non solo le telecamere hanno registrato il momento dell’aggressione, ma hanno anche fornito informazioni sui movimenti successivi dei rapinatori, rivelando una rete di complicità e organizzazione che ha dell’incredibile.
Le intercettazioni telefoniche hanno aggiunto un ulteriore strato di drammaticità alla vicenda. I dialoghi tra i rapinatori hanno dimostrato una conoscenza approfondita delle abitudini di Neres, con frasi che lasciavano intendere una pianificazione anticipata e un’ossessiva attenzione ai dettagli. Uno degli indagati faceva riferimento a un altro episodio di rapina avvenuto nel 2014 ai danni di un ex compagno di squadra di Neres, Camillo Zuniga, rivelando una sorta di “modello” di comportamento che seguivano per i loro colpi.
Particolarmente significativa è stata la rivelazione dell’uso di una Fiat Panda “ambientalizzata”, dotata di microfoni per altre indagini, che ha permesso di raccogliere prove fondamentali. I rapinatori, ignari di essere osservati, hanno discusso della loro fuga e delle misure adottate per disfarsi delle prove, come i vestiti indossati durante il crimine.