Napoli: la città e l’area metropolitana maglia nera dell’istruzione
Doveva essere la scuola che affiancando alle conoscenze le competenze, sarebbe riuscita a raggiungere un livello d’istruzione alto e unanime per tutti. ma ad oggi non è così, almeno a Napoli. Il rapporto sulle fragilità dei percorsi educativi, elaborato dall’Istat parla chiaro: Nella metropoli partenopea si va verso la privatizzazione dell’istruzione, con una crescita dell’analfabetismo e l’aumento dei neet, i giovani che non studiano e non lavorano.
Napoli è maglia nera nazionale nella fascia d’età che va dai 0 ai 24 anni.
Un’analisi, inerente all’anno scolastico 2022/2023, che accende un importante riflettore sul problema generale della formazione.
Si parte da un dato: le scuole private sono diventate una realtà diffusa, nell’area di Napoli e provincia costituiscono circa il 50% delle strutture scolastiche a fronte del 15 % del livello nazionale. Numeri che acuiscono la forbice sociale, facendo presagire che un’istruzione d’elite potrebbe presto diventare realtà. Pubblica o privata, i nostri ragazzi hanno problemi con le fondamenta basilari dell’istruzione. Le competenze alfabetiche e matematiche degli alunni metropolitani di Napoli sono tra le più basse d’Italia. Oltre il 48% degli studenti delle scuole medie ha una scarsa dimestichezza con l’italiano, e oltre il 60% mostra insufficiente preparazione in matematica. Questa situazione peggiora ulteriormente nelle scuole superiori, con una percentuale di incompetenza algebrica che sale al 66,8%.
Il rapporto Istat evidenzia anche una consolidata assenza di strutture capaci di garantire dei servizi educativi per la prima infanzia, come asili nido e strutture simili. Infatti se la media nazionale stabilita è del 33%, ovvero un posto ogni tre bambini residenti, nell’area metropolitana di Napoli si raggiunge solo il 12,3%. A questo si aggiunge che solo il 5% dei bambini sotto i 2 anni è seguito dai servizi educativi, mentre la restante parte è iscritta alle scuole dell’infanzia e alle scuole primarie, con un tasso di iscrizione che tocca il 98%, il valore più alto a livello nazionale, un dato che apparentemente farebbe ben sperare ma che in realtà non fa altro che mettere in luce l’incapacità di garantire servizi adeguati.
All’assenza di strutture idonee si aggiunge la crescita preoccupante del fenomeno della dispersione scolastica che tocca anche la responsabilità delle amministrazioni pubbliche che spesso non attuano politiche sociali idonee per favorire percorsi di recupero scolastico nelle aree a rischio.
A chiudere il primato negativo la questione dei Neet. A Napoli infatti circa il 14% dei giovani non studia né lavora, con una media molto più alta di quella nazionale che si attesta al 9%. A loro spesso sono dedicati i corsi di formazione erogati dalla regione campania che servono all’acquisizione di nuovo competenze per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro ma questi percorsi spesso non riescono a garantire un auspicato risultato occupazionale.