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Napoli – La carica dei 25mila giovani per la Marcia della Pace

È il giorno delle marce, quella funesta su Roma esattamente cento anni fa, e quella colorata, accorata e coesa che invade Piazza del Plebiscito per gridare cessate il fuoco. Un vocio si fa unico, raccoglie i suoni di tutte le età, ma in particolar modo quello acerbo dei più giovani che di guerra pensavano si potesse parlare solo aprendo le pagine di un libro.

I tanti giovani che sfilano sventolando i drappi dell’arcobaleno con la convinzione che esserci possa voler dire qualcosa, possa servire a qualcosa. La marcia per la pace organizzata dal governatore della regione Campania Vincenzo de Luca segna oltre 25mila presenze.

È la prima mobilitazione che coinvolge istituzioni, sindacati, dopo otto mesi dall’inizio del conflitto tra russa e ucraina. dopo le bombe, i morti, la disperazione a tutt’oggi presenti ma che piano piano sembrano diventare cosi lontani da risuonare come notizia ammantata di normalità nel silenzio di una politica mondiale paradossalmente inerte.

Viene aperta dalle parole della lettera inviata da Liliana Segre letta da Tosca D’Aquino, la senatrice a vita sopravvissuta ad Auschwitz auspica un immediato cessate il fuoco, l’inizio di veri e seri colloqui di pace, oltre che una conferenza di pace sotto egida Onu e che coinvolga, con l’Europa, anche gli USA e la Cina.

Sul palco presentati da Veronica Maya, salgono i giovani e le loro testimonianze.

È una piazza di pace, dice monsignor Di Donna. I napoletani intuiscono il pericolo e comprendono il metodo per contrastarlo. Mi auguro che l’Italia sappia imparare da questa città, dice il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, in piazza insieme agli altri.

Ci sono i sindaci dell’ANCI, le sigle sindacali, ma soprattutto c’è la carica dei 50 mila, i cori da stadio, quel collettivo appello alla pace che merita di essere ascoltato.

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