Napoli – Droga ed arresti in carcere, preso anche il garante dei detenuti per il Comune
A fare scalpore, più dello spaccio di droga in carcere, è la notizia che a permettere operazioni illecite all’interno di Poggioreale fosse proprio una persona nominata dal comune come garante dei detenuti. Garante si ma in accezione negativa ed è per questo motivo che è finito in manette Pietro Ioia, ex detenuto, nominato qualche anno fa dall’amministrazione De Magistris garante comunale dei detenuti.
Ma ci sarebbero dei video ad incastrare Ioia e gli altri arrestati, in totale otto, gravemente indiziati a vario titolo dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione nell’ambito del regime carcerario, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti e corruzione. All’interno di Poggioreale entravano cellulari, cocaina, hashish e altre droghe, un vero e proprio market illegale, secondo gli inquirenti gestito proprio da Ioia che forte del suo ruolo agiva indisturbato all’interno del carcere.
Approfittava di colloqui mirati per verificare le condizioni in cui si trovavano i detenuti, e di qui le consegne che gli venivano richieste dietro compensi pari ogni volta a qualche centinaio di euro. Un ruolo dunque, secondo la Procura di Napoli, pienamente attivo nell’organizzazione. Pietro Ioia aveva alle spalle 22 anni di carcere per narcotraffico ed era stato confermato Garante dei Detenuti a Napoli negli scorsi mesi, dopo la prima nomina di tre anni fa. Noto anche per aver denunciato la famosa “cella zero” di Poggioreale, era uscito di carcere nel 2002 e da allora aveva iniziato le sue battaglie per i diritti dei detenuti.
In merito alla vicenda Comune di Napoli ha fatto sapere che “alla luce dell’inchiesta giudiziaria l’Amministrazione sta predisponendo gli opportuni provvedimenti di revoca per Ioia nominato garante dalla precedente giunta. A pronunciarsi anche il sindacato di polizia penitenziaria che ribadisce di aver sempre contestato la scelta di Pietro Ioia perché, si legge in una nota, non aveva la comprovata capacità di competenza in materia giuridica e inoltre le qualità morali, requisiti indispensabili per assolvere il ruolo.