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Napoli, doppio appuntamento letterario con “C’era una volta il Sud” e “Non smetterò mai di cercarti”

Storie vive, di bellezza e dolore, diverse ma intrecciate da quell’unico romanzo collettivo che Napoli rappresenta oggi, con una nuova stagione segnata da un fermento culturale finalmente pregno, svuotato dall’isolamento fine a se stesso. Una città che vuole innanzitutto riflettere attraverso due libri che si fanno spazio tra le vie della memoria e del sentimento. Due opere diverse ma accomunate dalla testimonianza, dell’identità e del bisogno di non lasciare che il tempo cancelli ciò che ha significato.

Il primo presentato presso il Teatro di Corte del Palazzo Reale di Napoli è un viaggio nelle radici del Meridione firmato da Marcello Veneziani. “C’era una volta il Sud” è un testo malinconico accompagnato da prosa e immagini nel quale l’autore ha costruito un’incantevole biografia del Sud d’Italia. Fotografie familiari, scene di vita contadina, feste religiose, ritratti di antenati e scorci di paesi dimenticati si alternano a riflessioni intime. È un Sud raccontato con nostalgia e tenerezza, dove la fotografia diventa strumento per fermare il tempo e conservare l’anima di un mondo che rischia di svanire. Un libro che emoziona, perché riesce a evocare non solo luoghi, ma sentimenti, gesti, sguardi, silenzi: un vero e proprio racconto dell’anima meridionale lontano dalla mera ricostruzione storica

Accanto a questa narrazione visiva e lirica, si è invece levata la voce intensa e coraggiosa di Chiara Tramontano con “Non smetterò mai di cercarti” presentato presso la Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli. Un racconto personale della perdita della sorella Giulia, vittima di femminicidio mentre era incinta del piccolo Thiago. Chiara ripercorre i giorni dell’attesa, della scomparsa, della scoperta della verità. Ma l’opera non è solo un diario del dolore: è anche una lettera d’amore, un atto di resistenza, un modo per dare un senso a ciò che senso non ha. Il libro attraversa ricordi d’infanzia, momenti familiari, rabbia, accuse interiori e la difficile ricerca di equilibrio dopo una tragedia che cambia tutto. Non a caso la toccante testimonianza letteraria si chiude con una lettera alla nipotina, nata dopo la morte di Giulia, che porta il suo nome come promessa e memoria.

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