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Morte Chiara Jaconis, a far cadere la stuatuetta fu un ragazzino di 13 anni

Solo poche settimane fa i genitori di Chiara Jaconis avevano rotto il silenzio, affidando alla stampa il loro dolore e la frustrazione per un’indagine che sembrava essersi arenata. Oggi arriva una risposta, seppur amara: la Procura dei Minori di Napoli ha concluso l’inchiesta sulla morte della trentenne, colpita alla testa da una statuetta d’onice lanciata da un balcone nei Quartieri Spagnoli il 15 settembre 2024.

A scagliarla sarebbe stato un tredicenne. Un ragazzino irrequieto, già segnalato in passato per gesti sconsiderati. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, non era la prima volta che lanciava oggetti dalla finestra: cuscini, soprammobili, perfino un tablet. Ma quel giorno, al posto del gioco, è arrivata la tragedia. Due statuette in stile egizio, per un peso complessivo superiore ai dieci chili, lanciate senza un perché. O forse, proprio perché nessuno lo aveva mai fermato.

Per la giustizia minorile non si può procedere,  la legge stabilisce chiaramente che sotto i 14 anni non è prevista imputabilità penale, ma il dolore resta, intatto per i genitori e i familiari della ragazza. Una seconda indagine, aperta dalla Procura ordinaria, guarda in direzione dei genitori del ragazzo. Il sospetto è che abbiano ignorato troppo, o sottovalutato troppo a lungo: si parla di omicidio colposo in concorso e mancata vigilanza. Entrambi hanno negato qualsiasi responsabilità, sostenendo di non sapere, di non aver mai visto quelle statuette, di non aver capito ciò che stava accadendo sul balcone di casa loro.

Una vita giovane e in ascesa, spezzata con un gesto assurdo. Dopo anni di studio e sacrifici, aveva raggiunto un obiettivo importante: lavorare nella moda internazionale, disegnando per un prestigioso marchio francese. Parigi era il suo presente, il suo futuro. Napoli solo una parentesi, una breve pausa. Nessuno immaginava che sarebbe diventata la sua ultima scena.  Ora gli atti sono nelle mani dei legali della famiglia Jaconis, che da mesi chiedono non solo giustizia, ma almeno una verità compiuta. Non basta sapere chi ha lanciato la statuetta. Bisogna capire perché nessuno ha fatto nulla per evitarlo.

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