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Maxi truffa bonus edilizi scoperta in Campania sequestro per 1,7 miliardi di euro

I bonus finiti nel mirino del governo Meloni e che rischiano quasi di sparire non accennano invece a sparire dai tanti fascicoli di indagine aperti dalla guardia di finanza in tutta Italia. Un sistema di frode nato non appena l’incentivo è diventato una manna per i cittadini onesti e un’opportunità per lucrare per chi opera nel malaffare.

Questa mattina maxi operazione delle fiamme gialle in tutto lo Stivale, partita da un’indagine da parte dei militari del nucleo finanziario di Asti, diramatasi poi anche alle province di Avellino, Napoli e Salerno.

Dieci le ordinanze di custodia cautelare in carcere e un miliardo e mezzo di euro. I reati contestati associazione a delinquere, truffa nei confronti di Enti Pubblici, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. 73 le perquisizioni, in corso in 18 province, con l’impiego di 150 finanzieri.

L’enorme quantità di crediti fiscali sarebbe stata generata sulla carta, innanzitutto grazie all’opera di un commercialista con studio nella zona Vomero a Napoli, e a un suo stretto collaboratore, cittadino albanese, con studio a Schio in provincia di Vicenza.

Utilizzando partite Iva intestate perlopiù a prestanome, in modo da inserire nei cassetti fiscali dell’Agenzia delle Entrate dati ritenuti non veritieri. I crediti di imposta, così creati dal nulla sulla piattaforma digitale, solo in parte venivano ceduti a terzi e di questi una porzione monetizzata e trasferita all’estero.

Incroci e documentazione hanno portato poi la Procura di Avellino a commissionare ai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli e del Gruppo irpino, un’analisi di rischio del settore contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate. Dai controlli sono emersi fattori di rischio nelle comunicazioni di cessione per esempio, intestate a persone senza fissa dimora, decedute e oppure con precedenti penali.

Sono state inoltrate istanze anche per immobili inesistenti, senza fatture assenti oppure riportanti importi “incoerenti”. In duemila casi, è stato accertato, i lavori si sarebbero dovuti realizzare addirittura in comuni inesistenti e su questi inoltrate richieste di bonus avrebbero avuto un costo di circa 2,8 miliardi di euro.

I sequestri eseguiti oggi – uno preventivo emesso dal gip e un altro d’urgenza della Procura di Avellino – hanno di fatto impedito che i crediti, per 1,7 miliardi, possano essere utilizzati in compensazione o monetizzati presso gli intermediari finanziari. La rete di soggetti identificati, inoltre, negli ultimi mesi, quotidianamente e anche dopo l’introduzione delle norme tese a contrastare le frodi, ha inviato all’Agenzia delle entrate un elevatissimo numero di comunicazioni di cessione connotate da fattori di rischio.

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