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L’universo degli Squallor: a trent’anni dall’ultimo album una mostra al Teatro Instabile di Napoli

Come un’avanguardia artistica, al pari del surrealismo o del futurismo, che rompe i muri convenzionali per aprire nuove strade: gli Squallor, dopo 30 anni, sono resistiti al tempo. Divenuti un Classico, sempre attuali, contemporanei, irriverenti e dissacranti, ascoltatissimi ancora dalle nuove generazioni; lo storico gruppo, troppo spesso rinchiuso nel genere “demenziale”, è stato tributato da una mostra che sarà presente al Teatro Instabile di Napoli fino al 24 ottobre.

Chissà come l’avrebbero presa gli Squallor, scoprendo una mostra tutta per loro: Giancarlo Bigazzi, Alfredo Cerruti, Daniele Pace e Totò Savio, gente che la mattina, alla Sugar o alla Ricordi, facevano la storia della musica italiana e la sera, si incontravano in studio parodiando se stessi. Forse con una battuta o forse desertificando l’evento, sarebbero stati contenti di vedere tanta gente per l’inaugurazione della mostra Fango – Gli Squallor a tutto tondo che con la curatela di Pasquale Ruocco ha accolto le sculture realizzate da Salvatore Scuotto Morale-s e da Nicoletta Itto.

Al taglio del nastro, per l’occasione, erano presenti anche Attilio Pace e Giovanni Bigazzi, figli di quei maestri che hanno scritto brani come Nessuno mi può giudicare, E la luna bussò, Gli uomini non cambiano e Rose Rosse. Gli stessi che oggi, pur ancora in incognito, sono ricordati per Curnutone e Arrapaho.


Perché, uno dei segreti della storica band, è sempre stato l’invisibilità; quasi come precursori del fenomeno Liberato. Venivano ascoltati, molto spesso di nascosto, vendendo fin da subito molti dischi; ma non si esibivano, restavano voci ironiche e geniali alle quali associare un immaginario variegato e multiforme seguendo le parole che componevano i testi.

L’ambiguità, la critica sociale, l’abbattimento dello stereotipo, l’irriverenza per la censura. Questo, e tanto altro racconta la mostra, che raccoglie anche le magnifiche copertine degli LP, realizzate dal maestro Luciano Tallarini. Ad arricchire l’apertura dell’evento non poteva mancare una performance teatrale scritta per l’occasione da Carmine Aymone e interpretata da Gianni Sallustro.

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