VN Cultura

L’intervista – Angelo la Manna e la sua Accademia Fantasma

Ritorna "Medaglioni", la rubrica curata dal dottor Antonio Falcone, per ritrovare coordinate comuni condivise e da condividere

Esiste un luogo del ben pensare e del ben discernere. Una strana, curiosa Accademia, la Sosca. È forse l’unica ad ammetterlo in pubblico. L’autodefinizione è volatile, pulviscolare, irreale, come trionfalmente dichiarato.

L’Accademia della Sosca è un luogo senza luogo, senza sede, senza iscritti, un fantasma che, al contrario del mostro di Loch Ness, si aggira, si alimenta, produce pensiero.

L’ideatore è un “professore d’altri tempi”, di quelli vecchio stampo, resistente ai moderni mezzi di comunicazione. Il suo nome è Angelo La Manna.

L’ipoacusia da mal funzionamento d’organo lo protegge spesso dal “flatus vocis” ed il non potersi ben ascoltare gli fa scandire le parole con il solito linguaggio arguto dai simpatici vocali acuti che ben fanno accogliere le parole ed i contenuti e ne infondono il giusto sapore, quel gusto raffinato che trova nel sapere, il sàpere, l’aver sapore, la stessa radice dell’etimo.

Tenere inviolati i confini del sapere, preservarli, tra i tanti questo l’obiettivo sorprendente per difendere “Forte Apache”.

Tentare di far ragionare i governanti di oggi, altro obiettivo poco raggiungibile, stigmatizzato dal petrarchesco avverbio “indarno”.

Il luogo ispiratore è la collina di Visciano dove opera questa ben curiosa e strana Accademia che ne sintetizza vita e miracoli.

Professore, ci parli della Sosca

Per chi non lo sapesse, purtroppo quasi per tutti, estrapolata dal suo specifico nucleo   semantico, di origine contadina e presa nel cosiddetto senso estensivo, la parola Sosca ha suppergiù un significato pari a quello di inconsistenza assoluta. Nada de nada: niente di niente.

Professore, e allora? Dove sta la novità? Le Accademie sono tutte così? 

Già si sente la voce dell’immancabile precisino, che naturalmente non avrebbe potuto lasciarsi scappare un’occasione come questa senza infilarci dentro una sull’altra tre o quattro domande retoriche, a mo’ di puntualizzazione. Certo che lo sono, ma quando mai si è visto che qualcuna di esse si è resa disponibile ad ammettere in pubblico o anche solo a sussurrare in privato di essere inconsistente? Che l’abbia fatto per amor della verità, per autoironia, per “sfottò” o financo per una pubblicità a buon mercato, è da scartare in partenza. Ma non si è capito bene. Cade anche  l’ipotesi dello stesso nome come specchietto per le allodole. Per appurarlo, in altri tempi e soprattutto in presenza di un “interlocutore normale”, se ne sarebbero contattati i responsabili e promosso un incontro per venire a capo di tutto: funzionamento, programmi ed obiettivi.

Professore, quali i contenuti affrontati nell’Accademia

Morale, politica, giustizia, ragione, filosofia, scienza, economia, globalizzazione: ecco alcuni dei grandi temi con cui la nostra evanescente Accademia ha avuto la pretesa di confrontarsi e di esprimere posizioni, a suo credere originali, a nostro … esilaranti. Leggerle è stato davvero un bel ridere. Col solo proposito di offrire anche ai lettori del giornale un quarto d’ora di ilarità ne riporto  integralmente alcuni stralci da “L’aia filosofica”, ovvero spaltoneggiando intorno all’anima.

Ci dica

Ora, continuò, pur non volendo ammettere che ci abbia creato Dio, qualche altro al Suo posto ci avrà pur pensato. Chi, quando, dove, e come, è difficile capirlo e ancor più dimostrarlo. Ma che un Fattore ci sia è fuori discussione. Dunque se da qualche parte veniamo è giocoforza che da qualche altra parte, se non nella stessa, torniamo. Sotto terra ci va il corpo, anzi manco lì va più, perché oggi, al posto delle umide fosse, ci sono loculi marmorei ben esposti al sole e dotati di tutti i comfort. Per non dire della pratica sempre più diffusa, ma non per questo meno aberrante, della cremazione.

E l’anima?

L’anima prende tutt’altra strada! Per altro come si farebbe a metterla in un’urna o a cremarla se è del tutto invisibile e inafferrabile? Valga un esempio… “terraterra” a dimostrarlo. Il gustoso frutto delle noccioline trova la sua piena realizzazione nel cioccolato e nel torrone, solo quando esce dal guscio duro e legnoso, destinato a diventare cenere nei vecchi caminetti o nelle moderne stufe. Evidente l’analogia con il corpo: cenere eri e cenere diventerai, o polvere che è la stessa cosa. L’anima come le noccioline, cioè il frutto si valorizza solo dopo che è uscita dal corpo.

E con queste considerazioni che lasciano il campo della mente a mille interrogativi, ci salutiamo, invitando i nostri venticinque lettori al prossimo appuntamento su altri temi che la Sosca affronta per allenare il cervello a ragionar dell’utilità dell’apparente inutile.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio