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La carboneria dell’area nolana: Mazzini, Cattaneo nel romanzo di Annalisa Alfano

Un lucido ed interessante prospetto interattivo, quello ch’é emerso nei locali del Circolo “L’Incontro” per la presentazione del romanzo storico “In viaggio verso la libertà” di Annalisa Alfano, pubblicato dalle edizioni ANANKE di Torino. Una scelta di metodo per ravvivare  l’interesse e la partecipazione attiva del pubblico, la cui cospicua  presenza ha superato le più rosee  aspettative dei promotori dell’iniziativa, che fa parte del programma del sodalizio di via Luigi Napolitano, incentrato sulle tematiche de “Lo specchio e il territorio”.

A delinearne l’apertura a tutt’arco, la lettura di passi  selezionati del testo, espressivi dei momenti focali  del racconto;  lettura affidata alla fine e ben cadenzata dizione di Paola Miele, poetessa di schietta e fervida ispirazione, Diana Picciocchi e Michele Salapete, alternatisi- questi ultimi- nella cura delle appropriate sintonie musicali, con brani di opere classiche e tratti dal film “Pinocchio” di Comencini, mentre il filo conduttore era  costituito dalle note dell’ Inno di Mameli.

Il contrappunto della lettura testuale era dato dal dialogo con la giovane scrittrice, condotto da Gianni Amodeo. Una rivisitazione degli albori della Carboneria nell’area nolana, con le Baracche di Cimitile  e della città bruniana, nelle quali lievitarono quelle istanze di libertà intese in senso lato e che ispirarono i Moti del 1820, di cui animatori ed artefici furono Morelli, Silvati e Minichini con il celebre “Squadrone sacro” di cavalleria, che da Nola marciò  su Avellino, dopo aver superato le asprezze dell’alta quota del valico di Monteforte Irpino.

E dalla ricognizione sulla Carboneria, incubatrice del Risorgimento, vari gli squarci di riflessione sulla centralità del personaggio della trama, Antonio De Santis, di umili origini, medico “fattosi da sé” con grandi sacrifici personali e della famiglia, carbonaro della prima ora, approdato  con convinzione alle idealità mazziniane. Ed in parallelo  con il protagonista c’è la figura del fratello Bartolo che nel 1860 ha combattuto contro l’esercito savoiardoE’  forte il legame che unisce i due fratelli; legame che nel romanzo apre il percorso sulle dure repressioni esercitate dallo Stato unitario nei confronti dei filo-borbonici, deportati nella fortezza  di Fenestrelle, a duemila metri di altezza, nelle montagne piemontesi. Un percorso, su cui si innestano le pagine del brigantaggio, che da questione sociale, al netto delle strumentalizzazioni borboniche e sanfediste, fu resa ed interpretata solo come questione criminale. Una  interpretazione distorta della realtà, di cui è  simbolica ed altamente significativa la  testimonianza di vita di Carmine Donatello Crocco. Uno scenario, in cui si inseriscono tante figure femminili, indomite e coraggiose a rappresentare l’impegno e la forte volontà di emancipazione per essere partecipi di una società giusta ed umana.

Il viaggio compiuto in diligenza conduce Antonio De Santis da Napoli a Pisa. E’ il 9 marzo del 1872. Accorre al capezzale di George Brown, ovvero Giuseppe Mazzini, che morirà il giorno successivo. Un atto d’amore e di dedizione verso colui che ha rappresentato la stella polare di ideali politici e di vita. Ma anche un cammino esistenziale e a ritroso verso il fallimento dei sogni di carbonaro, per un’Italia repubblicana e democratica. Un cammino in cui si ritrova Carlo Cattaneo, il vigoroso pensatore politico, ispiratore del federalismo democratico, quale chiave di volta per costruire la Nuova Italia. E come Mazzini, condannato a morte dallo Stato unitario perché sovversivo e costretto a vivere esule sotto il falso nome di George Brown, anche Carlo Cattaneo sarà esule dall’Italia unita. La chiusa del romanzo è data dalle pagine evocative di Pinocchio e dell’autore Carlo Collodi.

A seguire un proficuo dibattito, con i ben calibrati interventi dei professori Carmine Montella, Michele Sorrentino e acute riflessioni di Pasquale Gaglione ed Andrea Ascione.

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