Giovane suicida nel carcere di Poggioreale, si impicca con un lenzuolo
Il lenzuolo, un oggetto comune e quotidiano, diventa simbolo di un’esistenza che si percepisce come priva di speranza. In un ambiente carcerario, dove il sovraffollamento, l’isolamento e l’assenza di supporto psicologico possono amplificare il dolore, il gesto di impiccarsi rappresenta l’ultimo atto di ribellione contro una vita vissuta nella sofferenza.
Il suicidio di un giovane detenuto, 28 anni, a Poggioreale che ha terminato la sua vita impiccandosi con un lenzuolo è il quarto dall’inizio dell’anno in questa struttura, pone in luce una realtà drammatica e spesso ignorata. L’evidenza non solo di un dolore individuale di ciascun detenuto, ma anche una crisi sistemica che affligge il nostro sistema penitenziario.
Le statistiche parlano chiaro: 1.842 tentativi di suicidio e oltre 11.500 atti di autolesionismo dall’inizio dell’anno sono numeri che non possono essere trascurati. Dati che mettono in evidenza non solo il sovraffollamento delle celle, ma anche l’assenza di interventi efficaci da parte delle istituzioni. La mancanza di risposte concrete e di una visione umana e rieducativa del carcere rischia di trasformare questi luoghi in spazi di sofferenza e disperazione.
Le parole del Garante Ciambriello sono un appello urgente per una riflessione collettiva. L’indifferenza della politica di fronte a questa “strage continua” è inaccettabile. La dignità dei detenuti, delle persone che vivono in condizioni estreme, deve diventare una priorità. La società ha la responsabilità di chiedere cambiamenti significativi e di non rimanere a guardare mentre si consumano tragedie che riguardano non solo i diretti interessati, ma l’intera comunità.
“Indignarsi non basta più”, ha commentato Ciambriello. Tra gli 81 detenuti che si sono suicidati l’età media è di 40 anni, tra questi 8 avevano un’età compresa tra i 18 e 25 anni”.