Fondi sviluppo e coesione, il ministro Fitto va al Consiglio di Stato
La battaglia tra regione Campania e governo Meloni, tra il governatore Vincenzo De Luca e il ministro Raffaele Fitto, continua con il ricorso al consiglio di Stato presentato dagli avvocati del ministero. Uno scontro che ormai dura da mesi sull’asse Roma-Napoli, con il presidente campano deciso a portare avanti la battaglia per veder riconosciuti i 5,6 miliardi di Fondi per lo sviluppo e coesione in tempi stretti. Ma dal dicastero retto da Fitto i legali hanno articolato il ricorso su quattro capisaldi fondamentali: gli stanziamenti destinati alla Campania sono nettamente maggiori a quelli delle regioni del centro-nord, la cui cosa rende – secondo gli avvocati del ministero – la procedura molto più complessa. Poi, c’è la “pretestuosità” della denuncia di palazzo Santa Lucia, visto che era in atto l’interlocuzione con Roma. Quindi, la competenza del Tar che non doveva essere quello Campano ma del Lazio. Infine, il termine dei 45 giorni dettato dal tribunale amministrativo per concludere il procedimento che sarebbero, sempre secondo i legali, un periodo non congruo rispetto alle procedure da seguire.
Il ricorso al Consiglio di Stato rappresenta, per adesso, l’ultimo atto di un braccio di ferro che va avanti da mesi e che ha visto anche De Luca sfilare a Roma con 500 sindaci del sud diretti verso il ministero, il 17 febbraio scorso. Una tensione che si è palesata anche in uno scambio di accuse a distanza tra il governatore campano e il governo, con l’annuncio del primo di aver dato mandato “agli uffici regionali – così in una nota di inizio marzo – di sporgere querela per diffamazione nei confronti del ministro Fitto e di alcuni organi di stampa, per le affermazioni false e calunniose diffuse ieri in merito alla vicenda dei Fondi Coesione”.