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Festa dei Gigli 2024, primo bilancio: necessario uno stop ai maxi orari

Ancora in lontananza riecheggiano le musiche delle fanfare, ma tra le strade della città a Nola, come in ogni dopo Festa che si rispetti, si inizia a tracciare il primo bilancio “popolare” della kermesse per l’edizione 2024.

Di nodi venuti al pettine ce ne sono diversi, e la decantazione sicuramente ne aiuterà a capire quali i risvolti e le possibili soluzioni dell’ennesima annata con più ombre che luci, dal tema orari, tasto ancora una volta dolente, fino ad arrivare a sicurezza ed assegnazioni.

Con ordine, si può partire senza dubbio dalla fine, tardiva ed extralarge anche quest’anno, con l’orologio del campanile del Duomo che faceva segnare le 12.15 circa quando lunedì mattina il Sarto ha concluso la sua processione. 

Per la terza edizione non consecutiva, la Festa non ha conosciuto limiti di tempo: dal 2018 tutte le processioni sono terminate oltre mezzogiorno. Uno stillicidio più che un trasporto, non un atto di fede ma una vera e propria prova di forza ai limiti dell’umano. Fanno sorridere, ma anche riflettere, i video che stanno in queste ore spopolando sui social, tra un giovane cullatore dormiente appoggiato ad una saracinesca, o di una maturanda che non volendo rinunciare al giorno più importante della città, ripete i suoi appunti prima di affrontare i suoi orali.

Ironia a parte, il fenomeno, perchè oramai di questo si tratta, ha bisogno di essere approfondito con scienza ed applicazione, non derubricando ai protagonismi di quel maestro di festa o dell’altra paranza le colpe di una processione da record, iniziando ad interrogarsi sul perché sia fallito il tentativo di provare ad inanellare tutte le macchine da Festa nel senso unico del percorso, evitando il divisivo “tras e aiesce” a via san Felice. 

Esperimento andato ko già al giglio del Calzolaio, costretto a fermarsi e far sfilar via Ortolano e Salumiere alle ore 23 circa di ritorno da via Tanzillo, spezzando così la Festa in due tronconi, alimentandone i ritardi.

Ipertrofia cronometrica aumentata anche dall’incidente capitato al giglio del Panettiere, che proprio durante l’attraversamento del Vico Piciocchi, ha rischiato grosso impattando contro una cassetta dell’elettricità con un lato della base del Giglio, rischiando di coinvolgere anche il batterista lì posizionato e fortunatamente rimasto incolume. Questione sicurezza messa soltanto temporaneamente da parte, il guasto elettrico ha inibito l’attraversamento dell’ultimo tratto di Festa per circa due ore, dalle 6 a quasi le 8. Un qualcosa che già stava per verificarsi durante i Gigli spogliati con la corporazione del Calzolaio, problema risolto in calcio d’angolo ma generando, guarda caso, un altro ritardo, inglobato e “giustificato” soltanto dalla frenesia delle prime alzate.

Sfortuna o no, coincidenze o meno, episodi diversi tra loro hanno condotto inevitabilmente allo stesso risultato. Appare oramai inevitabile la necessità di un percorso guidato, controllato delle macchine da Festa, dalle istituzioni, amministrazione o Fondazione che sia, o alla peggio dalla forza pubblica, cosi come accade nelle altre località dei Gigli. 

Una decisione drastica probabilmente, ma che va prima di tutto nel rispetto dei cullatori, forza motrice della Festa da proteggere e preservare. Poi della città, che strutturalmente non può reggere alla pressione scatenata da 96 ore di festa, venerdì delle cene e comitati inclusi, sia sotto il profilo igienico-sanitario, che quello dei servizi e della viabilità e soprattutto della sicurezza. 

Infine, con una Fondazione che persegue il giusto percorso di internazionalizzazione della Festa, appare dal punto di vista logico un paradosso accettare una domenica che non abbia confini temporali e che così resta confinata nella fruizione dei pochissimi che ancora riescono a reggere orari che non appartengono alla maggioranza della popolazione.

NOTA: il “trase e aiesce” è effettuato dopo il giglio del Fabbro, non come erroneamente scritto in precedenza con il Giglio del Calzolaio.

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