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Eboli: pitbull randagio ringhia a turisti, ipotesi allevamento in zona per gare clandestine
Il dubbio è che nella zona di Campolongo ad Eboli, oppure lì nelle vicinanze, ci sia un allevamento di pitbull da combattimento, di quelli che la malavita addestra per le gare clandestine rendendoli così pericolosi e cattivi. Il dubbio è diventato quasi una pista da seguire per le forze dell’ordine allertate dopo la morte del Francesco Pio, il piccolo di 13 mesi sbranato da due pitbull, ma soprattutto dopo l’episodio accaduto a pochi chilometri dal luogo della tragedia, lungo la Litoranea che collega i Comuni costieri della Piana del Sele. Un pitbull con un collare chiodato ha seminato il terrore tra i clienti di un bar, turisti, seduti ai tavolini. Il cane, stando ai racconti, dopo essere stato scacciato dal proprietario del bar avrebbe raggiunto un passeggino in cui c’era un neonato, sono intervenuti subito i genitori del bimbo che hanno afferrato il passeggino e sono fuggiti via. Sul posto è stato inviato il personale del servizio veterinario dell’Asl, che è riuscito a catturare il pitbull e a condurlo in una struttura veterinaria di Capaccio Paestum per controlli. Dopo i primi accertamenti, i veterinari hanno appurato che il pitbull era denutrito, senza microchip e sul corpo aveva ferite causate da percosse e forse anche da scontri e combattimenti con altri cani. Probabile che l’animale sia stato abbandonato in litoranea nei giorni successivi alla tragedia, tenuto conto che la polizia municipale sta intensificando i controlli per evitare altri incidenti. La pista da seguire resta quella di un allevamento e dunque la possibilità che in giro nella zona ci possano essere altri pitbull inferociti e in libertà, resta l’ipotesi più attendibile. |