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De Luca confida nel “Lodo Zaia” per il terzo mandato. La norma del 2004 “non ha valore retroattivo e quindi non tiene conto delle precedenti candidature”

Il governatore Vincenzo De Luca viaggia verso il terzo mandato e questa volta l’ex sindaco di Salerno, e già due volte Presidente della Regione Campania, spera che sia la legge a dare continuità alla sua ambizione di ricandidarsi. La norma che permetterebbe al governatore di correre nuovamente alla guida di Palazzo Santa Lucia è arrivata in commissione Affari costituzionali.

Si tratta di quello che qualcuno ha denominato “lodo Zaia”, cioè il cavillo già utilizzato dal governatore del Veneto e che di fatto sta già svolgendo il terzo mandato.

Si tratta del recepimento della norma nazionale risalente al 2004 che impedisce ai presidenti della Giunta regionale di essere rieletti dopo aver già effettuato due mandati. Ed allora recependo oggi la legge, questa non avrà effetto retroattivo e di fatto “azzera” i precedenti mandati di De Luca. La I Commissione consiliare permanente, ha incardinato l’esame della proposta di legge.

De Luca spera, facendola recepire dal consiglio dopo 20 anni, di ripartire, a dispetto del Pd, da zero. Vincenzo De Luca spinge per la terza candidatura come presidente della giunta regionale della Campania. L’intenzione di De Luca è di arrivare a discutere la proposta di legge nel consiglio regionale del 5 novembre. Per essere approvata, la proposta di legge dovrà raggiungere 26 preferenze.

La sosterranno certamente tutti gli eletti con le varie liste del presidente, ma potrebbero dire sì anche non pochi tra i consiglieri che vestono la casacca del Pd.

In Prima Commissione è stata presentata dal consigliere regionale del Partito Democratico Mario Casillo la proposta di legge per modifiche alla legge elettorale regionale, in particolare: l’eliminazione del limite del 65% del premio di maggioranza; l’introduzione della definizione della soglia di sbarramento al 3%, già contenuta nel testo vigente, eliminando la possibilità di derogare alla stessa nel caso di collegamento ad un candidato presidente che ottenga il 10% dei voti e l’ineleggibilità dei sindaci dei Comuni campani e non solo di quelli dei Comuni superiori ai 5mila abitanti. Norma, quest’ultima, contestata dal centrodestra che chiede anche una soglia di sbarramento più alta.

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