Corruzione al Ministero del Lavoro: condannati Iervolino e Cavallaro
E’ il rito abbreviato a sancire le condanne in merito al processo per corruzione che ha coinvolto alti dirigenti del Ministero del Lavoro e imprenditori. Al centro dell’inchiesta, l’assunzione di un parente di una funzionaria ministeriale all’Università Telematica Pegaso, in cambio di favori illeciti.
A pagare pene più pesanti, processo con rito abbreviato, sono stati Danilo Iervolino, patron della Salernitana e ex presidente di Unipegaso, condannato a 4 anni, e Francesco Cavallaro, segretario della Cisal, a cui sono stati inflitti 5 anni. Anche Mario Miele, ex collaboratore di Iervolino, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi. Assolto, invece, il docente Francesco Fimmanò.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli, pm Henry John Woodcock e Sergio Ferrigno, hanno svelato un sistema corruttivo ben congeniato. Secondo l’accusa nel 2019 Iervolino assume come docente all’università Pegaso Antonio Rossi, figlio dell’allora direttrice generale per le politiche previdenziali del ministero del Lavoro, Concetta Ferrari, che in cambio avrebbe agevolato, sfruttando il proprio ruolo di rilievo nel ministero, la scissione del patronato Encal-Inpal in due patronati: Encal-Cisal e Inpal. Una scissione, chiesta da Cavallaro, già richiesta un anno prima, sempre al ministero del Lavoro, senza ottenere parere favorevole.Sarebbe stato lui a mettere in contatto Iervolino e Ferrari, insieme a Mario Rosario Miele, collaboratore di Iervolino.
Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, sua collaboratrice al ministero del Lavoro (all’epoca vice capo di gabinetto del ministro), sono ancora a processo: sono state rinviate a giudizio, e il procedimento si svolge al tribunale di Napoli.