Concessioni balneari, nulla di fatto in CdM – A Napoli continua il caro-lettino
Nulla di fatto sulle concessioni balneari. Nel Consiglio dei Ministri del 7 agosto, l’ultimo prima della pausa estiva, non è approdato alcun provvedimento sul caos generato dalla direttiva Bolkestein e che ha portato gli enti locali a muoversi in ordine sparso con i rinnovi, nel tentativo di dare un futuro agli stabilimenti sulle spiagge italiane.
La categoria è sul piede di guerra e ha confermato la serrata per il 9 agosto, con l’apertura in ritardo di due ore per lettini e ombrelloni. Una protesta, assicurano, che non resterà isolata e a cui seguirà
quella del 19 agosto, con gli ombrelloni piegati per quattro ore, e quella del 29 agosto per sei-otto ore. Il governo aspetta una risposta della Commissione Europea che ha avviato una procedura di infrazione per la mancata applicazione della direttiva comunitaria.
Intanto ambientalisti e Verdi protestano: “Le spiagge devono essere un bene comune, accessibile a tutti e non solo a chi può permettersi di pagare. Basta con il privilegio riservato a pochi: l’aumento del 26% degli stabilimenti balneari dal 2011, da 5.730 a 7.244 imprese, ha ridotto drasticamente le spiagge libere, privando i cittadini del diritto di godere liberamente del nostro patrimonio naturale”.
A Napoli, tra spiagge a numero chiuso, è il caso di Palazzo Donn’Anna a Posillipo, e divieti di balneazione sono sempre meno gli spazi di litorale dove poter trascorrere alcune ore di svago.
Il costo di lettini ed ombrelloni ha visto lievitare i prezzi ed in molti sono stati costretti a rinunciare ad un bagno a mare. Rispetto all’anno scorso il posto in spiaggia costa in media il 4% in più. I dati di Altroconsumo parlano chiaro: “Mediamente la prima fila costa 226 euro, in seconda il costo medio è di 210 euro, 199 euro in terza, 186 dalla quarta in poi”.