Castellammare di Stabia: estorsioni e droga in manette 18 affiliati al clan Cesarano
L’attività dei clan tenuta sotto controllo dalle forze dell’ordine che questa mattina all’alba hanno dato un nuovo smacco alle associazioni criminali presenti sul territorio di Castellammare di Stabia. In manette 18 persone tra boss e affiliati al clan Cesarano, clan storico della zona decapitato già in passato e che oggi si ritrova ancora una volta a perdere pezzi importanti per la gestione del sistema criminale. Indagini partite nel 2020, con i primi arresti, e poi dopo le evoluzioni nella riorganizzazione del clan i fermi di questa mattina, con l’ordinanza di custodia cautelare tra castellammare di stabia, pompei, Brescia e Pisa. Le accuse sono di associazione armata di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, rapina e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Commercianti e imprenditori tutti a sulla carta dei sodali per effettuare i pagamenti senza i quali attività, cantieri e imprese non potevano andare avanti. Tra le estorsioni del clan anche quella tentata nei confronti di un imprenditore edile, familiare del narcotrafficante Raffaele Imperiale, al quale erano stati chiesti, da parte di un affiliato, 50mila euro, Una cifra mai versata per intercessione del boss all’epoca latitante che aveva contatto Vincenzo Cesarano per interrompere ogni richiesta di pizzo. E poi lo spaccio delle sostanze stupefacenti i cui soldi insieme a quelli delle estorsioni venivano reinvestiti in attività lecite: dall’acquisto di appartamenti all’acquisizione di aziende nel settore del noleggio auto, nella nautica e nel campo edile-immobiliare.
Secondo gli investigatori, era un triumvirato composto da Vincenzo Cesarano, Luigi Belviso e Giovanni Cafiero a gestire gli affari.. Il primo, cugino di Gaetano e Ferdinando Cesarano, gli storici capoclan entrambi al 41 bis, aveva il controllo della cassa dell’organizzazione criminale e impartiva le direttive strategiche. Giovanni Cafiero, genero di Gaetano Cesarano, partecipava alle riunioni del vertice del clan e si occupava di recuperare i soldi delle estorsioni a imprenditori e commercianti. Infine Belviso, al quale era demandato il compito di mantenere i rapporti con gli altri clan dell’area napoletana. E che nel 2021 aveva tentato di staccarsi da Vincenzo Cesarano per tentare di conquistare il ruolo di capoclan, anche grazie al sostegno di Cafiero e dei boss in carcere.Belviso è stato individuato come autore di una rapina a Pompei. Mentre per un altro indagato, Guglielmo De Iulo, c’è l’accusa di essere il mandante di un tentato omicidio ai danni di un imprenditore stabiese per una lite nata per la compravendita di un terreno.