Caso Pellini: il Ministero dell’Ambiente risponde alle associazione “Richiesta di risarcimento danni si farà”
E’ arrivata in tempi brevi la risposta del Ministero dell’Ambiente, sulla vicenda Pellini, dopo la richiesta da parte delle associazioni Legambiente e Libera ad intervenire.
Faccenda ai limiti del paradosso quella legata ai due fratelli, condannati definitivamente per disastro ambientale aggravato, ai quali la la Corte di Cassazione a marzo scorso ha annullato senza rinvio il decreto di confisca dei beni, per oltre duecento milioni di euro, ai danni degli imprenditori del settore dei rifiuti. Confisca ritenuta inefficace dalla Suprema Corte perché il decreto della Corte d’appello di Napoli era giunto oltre i termini di prescrizione.
Cavillo burocratico che come sempre più spesso accade, mortifica un altro lato della giustizia, quello sancito dalle sentenze, senza dimenticare che in questo caso restituire ai Pellini i beni, dopo che hanno avvelenato per anni il territorio della terra dei fuochi, è un pungo nello stomaco nei confronti di chi a causa di un ambiente malato è morto e continuano a morire.
Premessa doverosa a parte, Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha avviato la procedura per chiedere il risarcimento in sede civile del danno ambientale, così come richiesto dalle associazioni ma anche dall’amministrazione comunale.
Sul fronte dell’azione risarcitoria in sede civile, l’Avvocatura dello Stato ha ritenuto opportuno effettuare un supplemento istruttorio e ha chiesto all’Ispra, istituto Superiore per la protezione ricerca ambientale, un supporto tecnico per accertare lo stato dei siti ai quali è collegato il danno e la quantificazione dei costi delle attività necessarie a conseguirne la completa e corretta attuazione delle misure di riparazione del danno ambientale.
Il Ministero dell’Ambiente – si legge nella risposta del dicastero – ha “invitato Ispra a fornire il supporto tecnico richiesto dall’avvocatura dello Stato ai fini dell’avvianda azione risarcitoria in sede civile”.
Legambiente e Libera accolgono con soddisfazione la risposta del Ministero ma insistono: “Auspichiamo che si attivino tutte le procedure in sede giudiziaria per bloccare da subito i beni per oltre 200 milioni di euro dei fratelli Pellini, condannati con sentenza definitiva per disastro ambientale, prima che quei beni tornino, per vizi formali, nella disponibilità di chi li ha accumulati, secondo la magistratura, illegalmente”.