Caserta: blitz dei carabinieri 14 arresti volevano ricostruire una frangia dei Casalesi, indagato fratelli di Zagaria
Tra gli arrestati del blitz di questa mattina da parte dei carabinieri del comando provinciale di Caserta c’è Antonio Mezzero, boss appena uscito di prigione dopo 24 anni, un tempo legato al capoclan Schiavone che stava cercando di riorganizzare il gruppo criminale dei Casalesi. Indagato risulta, invece, Carmine Zagaria fratello dello storico boss. Un’importante operazione contro la criminalità organizzata con un bilancio totale di 14 arresti e la scoperta di un’intensa attività criminale, fatta di estorsioni, incendi e riciclaggio di denaro.
Antonio Mezzero, figura centrale dell’operazione, ha rappresentato un tassello fondamentale nella ricostruzione delle dinamiche criminali del clan. La sua lunga esperienza carceraria e i suoi legami con le fazioni storiche dei Casalesi lo avrebbero reso una figura di riferimento per le nuove generazioni. La sua scarcerazione, nel 2022, è diventata occasione per riorganizzare il gruppo criminale, sfruttando la conoscenza del territorio e le relazioni consolidate nel tempo. Di qui l’avvio delle indagini, che hanno riscontrato nelle estorsioni un elemento chiave dell’attività criminale del gruppo.
Tra gli indagati per i quali il giudice per le indagini preliminari di Napoli Nicoletta Campanaro, pur sottolineando i gravi indizi di colpevolezza, ha preferito rigettare le richieste cautelari, figura anche Carmine Zagaria, 56 anni, fratello dell’ex primula rossa Michele Zagaria, boss dell’omonima fazione della federazione mafiosa casalese. Gli viene contestato di essere il mandante di una estorsione da 40mila euro avanzata nell’ambito di una compravendita di un capannone in località Torello della frazione Sant’Andrea del Pizzone a Francolise (Caserta) risalente al 28 marzo 2022.
Gli imprenditori locali erano le principali vittime, costretti a versare somme di denaro per poter continuare a lavorare indisturbati. Le minacce erano di vario tipo, dalle intimidazioni fisiche all’incendio delle attività commerciali. Particolarmente significativa è stata la tentata estorsione ai danni della giovane coppia, che ha visto l’escalation culminare con l’incendio dell’auto.
Il gruppo criminale ha dimostrato una notevole capacità di infiltrarsi nel tessuto economico locale, cercando di riciclare i proventi illeciti attraverso investimenti in attività commerciali. Una tangente sulla compravendita di un capannone commerciale del valore di oltre 1 milione di euro, finita nel novero delle indagini, ha rappresentato per gli inquirenti un esempio chiaro di come il denaro sporco venisse reinvestito in settori apparentemente leciti.