Casal di Principe, la visita del presidente Mattarella nella giornata per le vittime di mafia: “Qui la camorra ha perso”
“Qui la camorra ha perso”. Lo striscione che apparve in città anni addietro era foriero di una comunità che con forza e sacrifici era uscita dall’assedio della criminalità.
Lo ricorda il sindaco di Casal Di Principe, Renato Natale, visibilmente emozionato per la visita del presidente Mattarella, il sindaco che 29 anni fa diede l’ultimo saluto a don Peppe Diana di cui era amico e con il quale aveva vissuto e portato avanti tante battaglie.
Perché è proprio in ricordo delle vittime di mafia che il presidente della repubblica questa mattina si è recato in un comune simbolo, dove il bieco progetto della camorra portò alla morte del sacerdote Don Peppe, che non ebbe mai paura di tacere, di essere libero, contrastando il potere criminale fuori e dentro la chiesa.
L’annuncio della visita del presidente Mattarella è stato per la comunità casalese un nuovo momento di linfa, come paradossalmente quasi trent’anni fa lo fu la morte di don Peppe, il cui sangue diede vita ad una rigurgito di giustizia collettiva rivelatosi negli anni in un numero elevato di persone associazioni, volontari, gruppi di ogni genere nati per combattere ogni forma di illegalità.
Il presidente prima dell’evento pubblico nell’istituto Il tecnico Guido Carli fa visita alla tomba di don Peppe, incontrando i familiari tra cui Iole, nipote del prete, tra i fondatori del gruppo scout Casal di Principe I, creato qualche mese fa sulla orme di don Peppe.
La visita di Mattarella è proprio nel segno dei giovani che dalle elementari alle superiori lo accolgono con l’affetto destinato ai parenti più cari. “Siete figli della rinascita”, è la prima frase che Mattarella dice all’inizio del suo intervento, ai tantissimi giovani che vivono il territorio e che sono simbolo di speranza.
Poi un saluto sentito al presidente della Regione Vincenzo De Luca, quello della Provincia di Caserta Giorgio Magliocca, il Procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo e il prefetto Giuseppe Castaldo. Alle forze dell’ordine costante presidio di legalità, ai familiari di cinque vittime innocenti della camorra, in particolare i congiunti delle tre insignite con la medaglia d’oro al valor civile, ovvero Domenico Noviello, Federico Del Prete e Salvatore Nuvoletta, e quelli di Antonio Petito e Antonio Di Bona.
Mattarella, anch’egli testimone di quanto possa essere spietata la mafia che uccise suo fratello PierSanti nel 1980, dedica il suo pensiero a tutte le persone cadute a colpi di pistola, per mano di killer spietati, facendo riferimento anche al giovane 18 che domenica notte che a Napoli ha perso la vita per uno stupido motivo. Le mafie temono i cittadini liberi, incalza il presidente ricordando le parole di don Diana, vuole tutti asserviti, si nutre di ignoranza per allevare il peggio della società.
Nei passaggi chiave del suo discorso le parole l’invito a battere la mafia che è possibile, perché è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio è una fine. Auspica questo il presidente della repubblica affidandosi alle parole di Giovanni Falcone, affidandosi ad una popolazione che all’epoca dopo l’efferato omicidio di don Diana seppe dire basta, un basta che deve però deve saper perdurare nel tempo, attraverso gli strumenti offerti dalla politica, dallo stato, dalla cultura, dalla scuola. Per evitare che il drago possa di nuovo rialzare il capo. “La generazione della speranza siete voi, don Diana vi ha passato idealmente il testimone per un futuro migliore, dice il capo dello stato.