Approvato il Decreto Caivano, misure più severe per i minori che commettono reati
Mentre la mamma di Giovanbattista Cutolo incontra la premier Meloni oer chiedere che l’assassino del figlio sia processato come un adulto e non come un minore, sul tavolo del consiglio dei ministri c’è tra le altre cose anche il Decreto Caivano per cercare di fare qualcosa al di là dei dibattiti pubblici e dei pareri discordanti che si levano da qualche fronte politico.
Ore di dibattito ma il decreto legge viene varato, qualcosa differisce dalla bozza che era circolata fino a questa mattina ma essenzialmente lo stato prova a cambiare rotta con un testo che contiene misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile».
Sarà più facile finire in carcere per i minori che si rendono responsabili di reati: si abbassa infatti da 9 a 6 anni la soglia della pena che consente di applicare la misura della custodia cautelare. Non si parla né di abbassamento dell’età per l’imputabilità (si era ipotizzato che potesse scendere da 14 a 12 anni) né di stretta sull’accesso ai siti porno per i minori.
14 articoli tra cui spicca l’ arresto per i minori colti in flagranza di reato in caso di spaccio di stupefacenti e violenza al pubblico ufficiale. Il Daspo, l’avviso orale del questore e l’ammonimento per i 14enni scatterebbero in caso di risse, violenze e minacce anche senza querela o denuncia. Per reati che prevedono la reclusione fino a 5 anni, ammonimento previsto anche per i 12enni. E se il questore lo decide può vietare l’utilizzo di social, web e telefoni cellulari.
La sorveglianza del giovane è, ovviamente, affidata ai genitori, che rischiano una multa da 200 a 1.000 euro a meno che non provino «di non aver potuto impedire il fatto». La multa da 30 euro per i genitori che non mandano i figli alla scuola dell’obbligo viene sostituita da un nuovo articolo del codice penale che prevede una pena fino a due anni di carcere. La mancata regolare frequenza scolastica, poi, costerà alla famiglia anche il mancato diritto per l’Assegno di inclusione o la sua sospensione.