Angri – La Gori “taglia” l’acqua: cittadini infuriati
La Gori taglia l’acqua ai morosi. E’ l’azione concreta attuata dalla spa che dagli inviti, dai solleciti è arrivata all’azione di forza chiudendo i rubinetti. Una posizione dominante che apre la lunga riflessione alla base di tante battaglie di comitati e cittadini, che chiedono che la risorsa acqua ritorni pubblica, in forza ad un referendum vinto dagli italiani e mai preso in considerazione. E’ un braccio di ferro che ad Angri va avanti da anni.
La storia è datata 1 giugno 2004, giorno di inizio della gestione Gori degli acquedotti e degli scarichi fognari. Un passaggio comune-società, consumatosi nell’ultima notte disponibile quella del 31 maggio, quando in pieno ballottaggio, e quindi non più in carica, Umberto Postiglione firmò il passaggio e la cessione dei dati personali dei cittadini utenti.
La Gori non ha mai provveduto alla stipula di nuovi contratti né tantomeno, ha ricevuto il consenso al trattamento dei dati personali dagli angresi. Da allora oltre 1500 ricorsi e cause aperte, alimentano il lavoro di giudici e avvocati. In molti casi la Spa ha registrato sentenze sfavorevoli proprio per la mancanza di un contratto tra le parti. Questa in sintesi la storia.
La mattinata odierna è attualità con molte famiglie rimaste a secco per la rimozione dei misuratori in un condominio di via Leonardo da Vinci. In alcuni casi gli operatori avrebbero provveduto a bloccare la fornitura, senza neanche accertarsi della presenza in casa dell’intestatario dell’utenza, rischiando di provocare guasti a lavatrici o a caldaie in uso.
I residenti hanno reagito protestando ma senza ottenere risultato. Per loro l’azione degli operai della Gori rappresenta una violazione di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.