Al Museo di Nola la presentazione del libro “Francesco Vecchione: il coraggio e la normalità”
Per l’eroe silenzioso da tempo è stato avviato il percorso per il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni”, prestigioso titolo conferito dallo Stato di Israele a non ebrei sulla base di documenti e testimonianze che possano avvalorare il coraggio e il rischio che i salvatori hanno affrontato per evitare gli ebrei lo sterminio della Shoah.
Perché Francesco Vecchione, nato a San Paolo Belsito nel 1904, da capo di gabinetto della Questura di Modena durante la seconda guerra mondiale salvò numerosi ebrei dalle persecuzioni nazifasciste, favorendo la fuga di molte famiglie ed evitando a molti di loro l’arresto e la deportazione.
Una storia la sua definita incredibile e racchiusa nel libro “Francesco Vecchione: la normalità e il coraggio” Carmine Piscitelli e la storica Giulia Dodi presentato al museo di Nola nell’ambito degli appuntamenti organizzati dall’Università delle Tre Età, che raccoglie anche le tante testimonianze che raccontano la vicinanza e l’aiuto concreto fornito da Vecchione diede agli ebrei modenesi dal 1938 in poi, soprattutto durante i mesi della Repubblica sociale italiana, quando, grazie al suo ruolo, riuscì a evitare la deportazione e a sostenere la fuga delle famiglie perseguitate, mettendo a rischio la sua stessa vita.
Inserito nella lista delle persone da fucilare della federazione fascista, perché sospettato di agire contro il potere repubblichino: fu lui stesso a intervenire per consentire la fuga di alcuni ebrei stranieri in domicilio coatto e a rilasciare i civili arrestati a Monchio nel marzo 1944, dopo la strage effettuata da nazisti tedeschi e fascisti italiani.