Cronaca

Nola – “Stop immigrazione”, scritte in difesa degli italiani

Casapound contesta e protesta verso la Caritas Diocesana di Nola e la sua azione umanitaria incentrata sul volontariato. Lo fa con evidente riferimento alla vergognosa e triste vicenda di Sasha, il clochard ancora ricoverato al Santa Maria della Pietà, vittima della violenta e vile aggressione compiuta da un branco di giovani ed alcuni giovanissimi non ancora identificati dalle forze dell’ordine pubblico. E nel dare corpo alle proprie rimostranze ha affisso nelle ore notturne tra ieri e l’odierna giornata striscioni in cui campeggiano le scritte “Le risorse sono gli italiani, stop all’immigrazione” e “prima gli italiani”, striscioni affissi proprio nelle vicinanze dei locali della Caritas, dove è attiva la mensa fraterna.

Fatti rimuovere dall’amministrazione comunale, gli striscioni con le loro perentorie parole d’ordine, hanno scosso e turbato l’opinione pubblica e la cittadinanza, anche e soprattutto alla luce della storia di Sasha, verso il quale gli aderenti di Casapound non hanno saputo estrarre finora dal loro linguaggio parole di solidarietà, e nemmeno parole di condanna per gli autori del pestaggio verso un uomo pacifico ed inoffensivo. Parole invece tradotte in fatti da tanti cittadini con libere donazioni, per dare sostegno e soccorso a Sasha quando sarà dimesso dal Santa Maria della Pietà.

Un atteggiamento di chiusura, quello di Casapound, che sembra dare a Nola l’immagine di città razzista, quale invece non è affatto, aperta com’è all’accoglienza. Un atteggiamento che si contrappone alla stessa nota diffusa dal Vescovo Beniamino Depalma per la Pasqua del 2015; nota in cui si sottolinea, tralaltro, l’importanza di dare sostegno ai deboli e ai poveri, promuovendone la dignità di persone.

E per completare, va segnalato il comunicato diffuso da Casapound, con cui si intende dare significato alla contestazione alla Caritas diocesana, chiamando in causa la complessa problematica dei flussi migratori, di cui si chiede il blocco, mentre resta la gravità della vicenda di Sasha.

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